Sono Andrea, un giovane componente del Coro Scaligero dell’Alpe.
Sono sempre stato appassionato di canti alpini popolari e ho assistito a numerose rassegne e tantissimi concerti. Il mio più grande desiderio è sempre stato quello di cantare in un coro ma non pensavo di possedere gli strumenti e le capacità e così non trovavo il coraggio di propormi.
Nell’aprile del 2014 mi è stato presentato Matteo, il direttore del CSdA, il quale mi ha invitato e convinto a partecipare alle prove. Mi è difficile descrivere le sensazioni che ho provato quando per la prima volta ho varcato la soglia della sede, ben consapevole oltretutto, che non si trattava di un coro qualunque. Matteo, grazie al suo carisma, ha saputo subito coinvolgermi: individuate le mie caratteristiche vocali, fin dalla prima sera mi ha fatto sedere in mezzo ai componenti della “sezione bassi”, dandomi la possibilità di provare immediatamente l’ebbrezza di far parte di un coro e tutti i coristi, gentili e disponibili, mi hanno accolto come fossi già uno di loro. Ho respirato un’aria amichevole e, nonostante si tratti di un gruppo eterogeneo, sono entrato all’istante in sintonia con tutti loro. Non avevo alcuna esperienza di canto prima di allora, ma tanta voglia d’imparare e tanto entusiasmo. Cosi, dopo lunghi mesi passati a contare i giorni, aspettando l’arrivo del martedì, giorno delle prove, dove poter finalmente condividere con gli amici la mia passione, passo dopo passo, progresso dopo progresso, una sera sono stato chiamato davanti a tutto il coro dal presidente che, tra gli applausi e le congratulazioni dei “colleghi”, mi ha consegnato la divisa ufficializzando così il mio ingresso nella “squadra”.
La sera del debutto è stata davvero emozionante. Mi sentivo pronto e preparato, eppure ero visibilmente teso; camminavo avanti e indietro nervosamente e le mani mi sudavano nonostante le parole tranquillizzanti dei compagni. Ma salire sul palco ti dà una carica unica e dopo qualche battuta della prima canta, ritrovando le “familiari” note, la tensione e l’imbarazzo sono d’improvviso svaniti, lasciando il posto, di tanto in tanto, a qualche brivido, ma “la pelle d’oca”, mi dicono i più esperti, “viene anche a noi: guai se non fosse così!” Il mio sogno si è realizzato. Sono felice ma consapevole che ho ancora tanta strada da fare perché il “mio” coro non si ferma mai, sempre attivo, ricco d’iniziative e molto impegnato; questo è un grande stimolo per cercare di migliorarsi.
Purtroppo la tradizione del canto popolare rischia di estinguersi, ma credo si debba mantenere in vita perché costituisce un pezzo di storia del nostro Paese e delle nostre origini. Un patrimonio intriso di valori da tramandare con orgoglio e per far questo c’è bisogno di giovani. So che molti dei miei coetanei condividono questo pensiero e allo stesso tempo amano cantare, perciò li invito a provare questa esperienza con la speranza la mia testimonianza possa essere d’incoraggiamento. Il CSdA non offre solo l’opportunità di avvicinarsi al canto popolare, ma anche di entrare a far parte di un gruppo con cui poter condividere momenti di festa e convivio, viaggiare, conoscere luoghi e persone con le quali scambiare esperienze non solo musicali, magari seduti a tavola dove il piatto forte, accompagnato da un buon bicchiere di vino, rimane sempre la “canta”.
Andrea Malascorta